L’espressione gaslighting deriva dal film di George Cukor, intitolato Gas Light (1944) tratto dall’opera teatrale Angel Street del 1938. Il film racconta raccontata la storia di Paula (Ingrid Bergman) e del marito Gregory (Charles Boyer), che le fa credere di essere pazza impossessandosi di alcuni gioielli di famiglia senza che lei se ne accorga, utilizzando come strategia quella di alterare le luci della lampada a gas della casa in cui vivono.
Nel momento in cui la moglie si accorge del calo di intensità della luce, il marito le fa credere che tutto dipenda della sua immaginazione, portandola a dubitare di se stessa, fino a credere di stare impazzendo.
Gaslighting: cos’è?
Il significato di gaslighting, da non confondere con il ghosting, ovvero il comportamento di interrompere bruscamente una relazione, o una comunicazione con una Persona, senza dare spiegazioni e diventando irreperibili, diventando un “fantasma”, fa riferimento a una forma di abuso e di manipolazione psicologica agita nei confronti di una Persona, al fine di farla dubitare di se stessa, della sua percezione della realtà e dei suoi pensieri, in altre parole, della propria sanità mentale.
Nel gaslighting viene messa in atto una distorsione della comunicazione che produce una forma di violenza psicologica, subdola e nascosta, attraverso affermazioni e manipolazioni dette dalla Persona abusante e fatte passare per verità assolute agli occhi della vittima. Il risultato è uno stato di dipendenza e sottomissione.
All’interno di questa tipologia di relazione, definibile come “tossica”, nei casi più estremi, la vittima vede compromesse la propria capacità di prendere decisioni e di analizzare in maniera lucida la realtà, assoggettandosi al pieno controllo dell’Altro manipolatore.
Gaslighting: come riconoscerlo
Il gaslighter si avvale di strategie e comportamenti di manipolazione per controllare e sottomettere l’Altro, tra le quali:
- BUGIE COSTANTI: il gaslighter racconta sempre bugie, anche su questioni di piccolo conto.
- SVALUTAZIONE PROGRESSIVA: per manipolare la vittima, il gaslighter utilizza inizialmente un sottile sarcasmo o ironia, per poi passare a criticare e screditare apertamente l’altra Persona, mettendone in discussione l’autostima. Insinua dubbi sulla moralità, sull’intelligenza e sull’onestà dell’Altro, andando a colpire i punti di riferimento affettivi della vittima, per condurla progressivamente all’isolamento.
- MANIPOLAZIONE AFFETTIVA: ogni volta che la vittima asseconda le sue richieste o si conforma alla sua volontà, il gaslighter utilizza il rinforzo positivo (come parole d’affetto, elogi, gesti di stima e approvazione), mettendo in atto un vero e proprio condizionamento manipolatorio affettivo.
- NEGAZIONE DELL’EVIDENZA: il gaslighter può negare la realtà, affermando come la vittima abbia una cattiva memoria, o come ciò che dice sia frutto della sua immaginazione, creando dubbi e confusione nella Persona.
- DEVIZIONE DEGLI ARGOMENTI DI DISCUSSIONE: il gaslighter attacca la vittima quando si sente messo alle strette, spostando il focus dell’attenzione su argomenti differenti rispetto al punto iniziale della discussione, mettendo così la vittima nella posizione di difendersi da nuove accuse. Paradossalmente, in questo modo, la vittima finisce con il giustificarsi per qualcosa che non ha commesso.
- SILENZIO MANIPOLATORIO: il gaslighter utilizza come strategia preferenziale il silenzio, che consiste nel mancato riconoscimento della vittima, sulla base di richieste e pretese disattese. Il manipolatore finisce con il rifiutare ogni forma di comunicazione, utilizzando tale strategia come metodo di punizione. La vittima avrà la tendenza ad assumersi tutte le colpe per aver causato la rottura della relazione, e tenderà quindi a chiedere scusa per il comportamento messo in atto, sottomettendosi ancora una volta al gaslighter.
Le fasi del gaslighting
Inizialmente, il gaslighter si pone in maniera positiva e riempie la sua vittima di complimenti. Il gaslighter è un manipolatore molto preparato, soprattutto nell’anticipare le risposte alle reazioni delle sue vittime, delle quali studia i punti deboli. Diviene straordinariamente capace di fornire alla sua vittima sia messaggi positivi, che negativi. Il suo scopo in realtà non è deprimerla o affossarla, ma renderla migliore secondo il suo progetto. Questo processo rende la vittima totalmente dipendente da lui.
Semplificando le FASI DEL GASLIGHTING, è possibile schematizzarle come segue:
FASE 1
Caratterizzata da una DISTORSIONE DELLA COMUNICAZIONE. La vittima non riesce più a capire il gaslighter. In pratica, le conversazioni sono caratterizzati da silenzi ostili e punitivi, alternati a risposte risentite. La vittima si trova così disorientata e confusa.
FASE 2
Caratterizzata da un TENTATIVO DI DIFESA E DI CAMBIAMENTO DEL MANIPOLATORE. La vittima cerca di convincere il suo gaslighter che quello che dice non corrisponde alla verità, prova ad instaurare un dialogo, con la speranza che ciò serva a farlo cambiare. La vittima sente che attraverso la sua capacità d’ascolto e di dialogo farà cambiare l’atteggiamento del manipolare.
FASE 3
Caratterizzata dallo SPROFONDAMENTO NELLA DEPRESSIONE E NELLA RASSEGNAZIONE. La vittima si convince che ciò che il gaslighter dice nei suoi confronti corrisponde a verità, ovvero si rassegna, diventa insicura ed estremamente vulnerabile e dipendente. In questa fase la perversione relazionale raggiunge l’apice: la violenza si cronicizza e la vittima si convince della ragione e anche della bontà del gaslighter che, spesso, viene idealizzato.
In questo processo manipolatorio, l’intento del gaslighter, non è togliere la parola alla vittima, ma far sì che essa condivida il suo punto di vista e sia d’accordo con lui. Ciò può accadere implementando la percezione di insicurezza della vittima, di ipersensibilità e, quindi, di inattendibilità di leggere le situazioni, di incapacità nel fare le cose e nel prendere le decisioni.
Chi è il gaslighter?
Il gaslighter è un manipolatore che attua un comportamento manipolatorio ai danni di altre persone. Alcune ricerche presenti in letteratura hanno delineato specifici tratti di personalità del gaslighter.
Nel caso del gaslighting narcisista sono stati anche evidenziati diversi tipi di comportamenti manipolatori, ad esempio:
- Il “GLAMOUR” GASLIGHTER che controlla la vittima adulandola.
- Il GASLIGHTER “BRAVO RAGAZZO”, un esempio è il narcisista covert che tenta di mantenere un’immagine positiva di se stesso, mostrando un finto interesse nei confronti dell’Altro, soddisfacendo in realtà i propri bisogni.
- IL GASLIGHTER “INTIMIDATORIO”, che appare critico e sprezzante, inducendo nella vittima sentimenti di disperazione, frustrazione e impotenza.
Oltre che correlato a tratti riconducibili ad un disturbo narcisistico di personalità, il gaslighting può essere anche correlato a comportamenti sociopatici, configurandosi, quindi, come espressione di aspetti disfunzionali della personalità. Nello specifico, sarebbero coinvolti tre domini della personalità:
- il DISTACCO, ossia la mancanza di empatia e l’incapacità di coinvolgersi in relazioni interpersonali intime.
- la DISINIBIZIONE, cioè una bassa intelligenza emotiva che si traduce nella difficoltà di gestione dell’impulsività e delle emozioni, come avviene nel disturbo di personalità borderline.
- l’ANTAGONISMO, ossia la tendenza a criticare e squalificare l’Altro.
Il gaslighter si configura come personalità manipolatoria che, attraverso l’inganno, ha come obiettivo quello di fare compiere all’Altro azioni per proprio tornaconto personale, approfittando della vittima a scopo egoistico. Egli non prova senso di colpa per quello che fa, poiché l’obiettivo è quello di soddisfare il proprio ego e accrescere la propria autostima.
Il gaslighter spesso indossa la maschera della vittima pur essendo un carnefice. Non accetta critiche esterne e considera il proprio punto di vista, i propri bisogni, come un dato di realtà incontrovertibile. Ha infatti una grande necessità di sentirsi superiore e di avere potere sugli altri.
Il comportamento manipolatorio del gaslighter gli consente di controllare e alterare: SENSAZIONI, PERCEZIONI, PENSIERI, COMPORTAMENTI ED EMOZIONI della vittima, ledendo la sua autostima e la sua sanità mentale, ponendola in uno stato di sudditanza e indebolendola emotivamente.
Chi sono le vittime di gaslighting?
Le vittime di gaslighting possono avere diverse caratteristiche che le rendono più suscettibili a questa forma di abuso. Alcune delle più comuni possono includere:
- Bassa autostima: possono essere meno propense a fidarsi del loro giudizio e delle loro percezioni.
- Tendenza alla dipendenza emotiva e affettiva.
- Non avere referenze solide per validare la propria percezione della realtà.
- Buona fede e fiducia negli altri: le persone che tendono a vedere il meglio negli altri, che sono oneste e aperte, spesso si aspettano di ricevere lo stesso comportamento dagli altri nei loro confronti e possono non riconoscere la manipolazione quando si verifica.
- Trauma precedente: una storia di abuso emotivo o esperienze traumatiche può rendere una Persona più esposta a ulteriori manipolazioni, incluse il gaslighting.
Conseguenze sulla vittima
La vittima di gaslighter investe affettivamente ed emotivamente nella relazione con il gaslighter, che diviene una Persona fidata a cui credere, a cui affidarsi per prendere decisioni sulla propria vita.
Le conseguenze del gaslighting sulla vittima possono essere molto gravi e includere un ampio spettro di problemi psicologici, emotivi, relazionali e affettivi. Le persone sottoposte a gaslighting possono iniziare a dubitare della propria memoria, della propria percezione e addirittura della propria sanità mentale. Hanno pensieri alterati e la sensazione che la loro capacità di percepire accuratamente la realtà sia inefficace, sperimentando un forte senso di confusione.
Nel frattempo, il manipolatore continua a promuovere questa confusione, comportandosi come se fosse lui stesso la vittima. Questo fa sì che la vera vittima dubiti sempre più delle proprie valutazioni e percezioni, sia su eventi interni che esterni, con una grave compromissione della fiducia nelle proprie capacità di giudizio.
Si giunge al punto in cui persino i ricordi personali sembrano nebulosi e costruiti. Questo demolisce l’autostima, fino al punto di sentirsi inadeguati e folli.
Emerge un legame deleterio in cui la vittima, pur sentendosi inferiore e incompetente, considera il manipolatore come una figura di guida, un punto di riferimento da cui trarre insegnamento e crescita personale.
Questa forma di manipolazione può causare ansia, depressione, conducendo fino all’espressione di un trauma psicologico. Possono emergere anche stati di paranoia e dissonanza cognitiva (stato di disagio o tensione che una Persona prova quando ha una o più pensieri, credenze, opinioni, conoscenze in conflitto tra loro, o quando le proprie azioni non sono coerenti con le proprie convinzioni), in quanto le vittime ricevono messaggi contrastanti che rendono difficile distinguere la realtà dalla finzione.
Gaslighting nelle relazioni interpersonali
Il gaslighting non è presente, né agisce esclusivamente in una relazione di coppia, ma è sempre più presente e utilizzato per descrivere strategie di manipolazione mentale in diverse tipologie di relazioni interpersonali.
Gaslighting nella coppia
Pur non basandosi su atti di violenza fisica, il gaslighting è una forma di una violenza psicologica insidiosa, che lascia profonde ferite e che si verifica quando un gaslighter manipola un’altra Persona per farla dubitare dei suoi giudizi, pensieri, valutazioni, con l’obiettivo di convincerla a considerare le proprie percezioni, credenze o ricordi come inaffidabili. Si tratta di una modalità relazionale che ha come fine ultimo il controllo e il potere sull’Altro.
Un esempio di gaslighting all’interno di una relazione di coppia è quella in cui l’uomo, coinvolto in una relazione extraconiugale, usa stereotipo di genere come, ad esempio, la gelosia, non solo per distogliere l’attenzione da ciò che egli compie, ma anche per controllare la donna portandola a dubitare delle sue percezioni. In questo caso, la vittima sperimenta un senso di confusione e dubbi sulle proprie percezioni. La manipolazione del gaslighting prevede varie tattiche ingannevoli come il diniego di quanto la vittima afferma e sperimenta, oppure il presentare false informazioni in modo da disorientarla e confonderla.
Questi MESSAGGI DI SVALUTAZIONE sono alla base di “relazioni tossiche”. Sono messaggi che tendono a ferire a livello emotivo, a far dubitare il partner di se stesso, o a umiliarlo pubblicamente, innescando spesso un malessere e/o crisi di coppia.
Gaslighting sul lavoro
Una personalità gaslighter può essere presente anche all’interno di una relazione lavorativa. In questo caso, il manipolatore può essere un collega oppure un superiore. Il gaslighting sul lavoro è una forma di violenza psicologica che rientra nel mobbing.
L’obiettivo del gaslighter rimane sempre quello di destabilizzare le sicurezze della vittima, di sottometterla e impedirle di esprimere le proprie idee, facendo sì che essa non possa vivere alcun benessere lavorativo e diventi dipendente del suo manipolatore.
Un esempio concreto potrebbe essere quello di un dipendente che, durante una riunione di lavoro, propone un tema per lui importante e successivamente il capo nega completamente di aver ricevuto quella proposta. Questo provoca un senso di confusione nella Persona, che può arrivare a dubitare di se stessa. Il gaslighting può indebolire la motivazione e la soddisfazione lavorativa, aumentare lo stress e generare nella vittima un senso di frustrazione e incertezza.
Gaslighting in famiglia
All’interno della famiglia, un esempio di gaslighting può essere riscontrato nella relazione che viene a instaurarsi tra genitori iperprotettivi, definiti anche “genitori elicottero” e il figlio. Il genitore gaslighter può essere anche estremamente autoritario o un genitore narcisista che adotta una modalità relazionale basata su eccessivo senso di protezione, senso di colpa e de – responsabilizzazione.
Spesso, quello in famiglia può configurarsi anche come un gaslighting inconsapevole. In questi casi, si creano dinamiche relazionali in cui il figlio vive subordinato al genitore, sulla base di paura o senso di colpa.
L’insinuazione della colpa è, infatti, uno dei principali strumenti che osservati nel gaslighting dei genitori che spesso soffrono di mania di controllo sul figlio. Ad esempio, il figlio può essere vittima di gaslighting della madre quando gli viene attribuita la colpa della fine della relazione genitoriale o quando il genitore sottovaluta le sue abilità o denigra i suoi interessi.
Sulla base di questo, i figli di genitori gaslighter possono sviluppare una scarsa fiducia verso se stessi e i propri giudizi, un certo grado di insicurezza e una bassa autostima e un basso senso di autoefficacia.
Il risultato è che la vittima rimane come imprigionata nella condizione infantile del “subordinato” e il manipolatore prolunga un modello relazionale basato più sul senso di proprietà che su affettività evolutiva e educazione.
Il gaslighting è un reato?
Il reato di gaslighting non è attualmente previsto dal Codice penale. Tuttavia, quando si presentano abusi di tipo psicologico, la Legge fa riferimento alla possibilità di riconoscere la presenza di differenti tipologie di reato come:
- Maltrattamenti.
- Minacce e stalking.
- Violazione degli obblighi di assistenza familiare.
La Corte di Cassazione sostiene infatti che il reato di maltrattamento sussiste:
- Con percosse, lesioni o minacce.
- Con umiliazioni, atti di disprezzo e di offesa che generano sofferenza psicologica.
Riconosciute le condotte manipolatorie, che sono spesso abilmente mascherate da atteggiamenti di cura e protezione, è, pertanto, importante che la vittima che ha subito un danno da gaslighting denunci il manipolatore per ricevere l’aiuto necessario.
In altri Paesi comunitari, come la Spagna, la Francia e il Belgio, è stato introdotto da tempo il reato di manipolazione mentale, per mezzo del quale è possibile perseguire chi determina nella vittima uno stato di soggezione praticando pressioni o tecniche gravi e ripetute con il fine di alterare la capacità di giudizio.
In che modo è possibile difendersi dal gaslighting?
Chiunque si trovi a vivere una relazione di questo tipo potrebbe avere difficoltà ad accorgersi di essere vittima di gaslighting.
È possibile riconoscere alcuni campanelli d’allarme che possono aiutare la vittima ad uscire da questo tipo di relazionale:
- Il dare sempre ragione all’Altro ed essere sempre d’accordo con lui/lei.
- Tendere sempre ad assumere una posizione passiva e di rinuncia rispetto all’espressione del proprio punto di vista, anche in presenza di dubbi oggettivi, legata alla percezione di insicurezza e inadeguatezza generata dal gaslighter.
Le conseguenze del gaslighting possono essere deleterie e invalidanti, portando a sperimentare stati di depressione, sentimenti di impotenza e frustrazione molto intensi, stress, ansia, percezione di disvalore, di vergogna, demotivazione e senso di insicurezza a decifrare la realtà, nonché profuso senso di incertezza nel prendere le decisioni. Per questo motivo, chi si trova in questa posizione ha bisogno di un aiuto concreto per uscire dalla situazione.
Diventare consapevoli dei meccanismi manipolatori è il primo passo per uscire da questa condizione di violenza psicologica.
Il secondo passo è dato dal percorso psicologico personale che può essere effettuato, un percorso verso l’autonomia, l’indipendenza, l’idea di Sé capace ed efficace nel leggere la realtà e nel prendere le decisioni.
Il percorso psicologico è determinante per RICOSTRUIRE UNA CORRETTA IMMAGINE DI SÉ E FIDUCIA NELLE PROPRIE CAPACITÀ DI GIUDIZIO.
Diverse terapie possono essere utili per affrontare questa situazione:
- Terapia individuale: può aiutare la vittima a riconoscere i modelli di gaslighting, a ricostruire la propria autostima e fiducia in se stessa, a elaborare il trauma subito e a sviluppare strategie per allontanarsi dalla relazione.
- Terapia di coppia o familiare: se il gaslighting avviene all’interno di una relazione di coppia o familiare, la terapia può aiutare a identificare le dinamiche disfunzionali e a promuovere una comunicazione più sana e rispettosa. Tuttavia, è importante che il gaslighter sia disposto a riconoscere il proprio comportamento e a impegnarsi nel cambiamento.
- Gruppi di supporto: condividere le proprie esperienze con altre persone che hanno subito gaslighting può essere molto utile per sentirsi meno soli (rispecchiamento), ottenere supporto e apprendere strategie di coping.